“Inge per tutta la sua vita si è tormentata attorno a una domanda che in molti ci poniamo, forse senza mai azzardare una risposta definitiva. Esiste davvero il caso o la nostra esistenza è semplicemente costellata da normalissimi eventi di cui basta cogliere il senso? Quale che sia la risposta, l’incontro con la fotografa Rosemarie Pierer è sicuramente un evento che le cambia la vita.
In uno dei tanti pomeriggi a casa Meyerhoff, Rosemarie si era avvicinata a Inge e le aveva chiesto se fosse interessata a farle da assistente nello studio fotografico che nel frattempo aveva spostato ad Amburgo. Göttingen era ai margini del mondo e Berlino dopo il secondo conflitto mondiale non era più la capitale tedesca dei media, Amburgo l’aveva spodestata. Era lì che si stavano insediando nuovi quotidiani, settimanali, riviste, agenzie di stampa e di pubblicità.
‘Fotografia?’ aveva detto Inge.
Fino a quel momento non aveva mai pensato alla fotografia, né tantomeno a un lavoro in quell’ambito. Ma quella proposta caduta dal cielo aveva il sapore dell’opportunità. Un po’ di soldi, una città in fermento, persone interessanti da conoscere.
‘Fotografia?’ aveva ripetuto Inge. ‘Perché no!’”